Mobilizzazioni e manipolazioni articolari
Oggigiorno si sente parlare molto in giro delle manipolazioni articolari, chiamate anche con termini più popolari “sblocchi” o addirittura con termini dialettali. Ma a cosa servono, e che effetti hanno?
Come funzionano
Le manipolazioni esistono fin dall’antichità, e possono essere effettuate da un Terapeuta esperto e qualificato, su qualsiasi articolazione mobile tra 2 ossa, con lo scopo di ridare mobilità alla zona trattata.
Parlando di colonna vertebrale, per fare un esempio molto pratico, se ci incliniamo di lato, tutte le vertebre –a seconda però della loro mobilità e fisiologia articolare- si inclinano di lato. Quando torniamo dritti e verticali, tutte le vertebre tornano ad assestarsi nuovamente allineate come in precedenza, ma magari una resta bloccata in inclinazione laterale, trattenuta da un muscolo in spasmo che non ha lavorato correttamente. Ovviamente questo potrebbe avvenire anche a seguito di posture mantenute nel tempo, traumi, aumento del tono muscolare dovuto allo stress, etc…
Lo scopo della manipolazione sarà restituire a quel segmento la corretta possibilità di movimento, andando a togliere lo spasmo muscolare e ripristinando la normale fisiologia. Questo si può appunto riprodurre per ogni articolazione: un altro esempio è che dopo un trauma alla caviglia, spesso la risultante sarà una disfunzione dell’articolazione sottoastragalica (tra astragalo e calcagno), che a sua volta limiterà il movimento del perone, che tramite il muscolo della coscia bicipite femorale che vi si inserisce, influirà sulle ossa del bacino che sono la sua origine muscolare. Questo è un piccolo esempio di catena disfunzionale ascendente.
Se siete curiosi di cosa sia il “click”, o il “pop”, o il “crack” che spesso si può sentire durante una manipolazione, occorre sapere che il liquido sinoviale –ovvero il liquido presente tra un osso e un altro, per cui un’articolazione si può rappresentare come due ingranaggi (le due ossa) ricoperti di grasso (la cartilagine articolare) in bagno d’olio (il liquido sinoviale) contenuti in una cavità chiusa per non far scappare il liquido (la cavità articolare delimitata dalla capsula articolare)- contiene dei gas disciolti.
Quando si manipola un’articolazione, la manovra viene eseguita cercando di allontanare le due superfici articolari, dando loro apertura e spazio, e questo crea una pressione negativa che a sua volta concorre a poter creare il fenomeno della cavitazione e cioè una cavità di gas all’interno del fluido, fenomeno che appunto quando avviene produce il rumore caratteristico. Il rumore a livello dell’articolazione manipolata non si avvertirà più per un po’ di tempo, ovvero finchè il gas non si ridissolverà all’interno del liquido sinoviale.
Cosa facciamo noi
E’ molto importante sapere che non esistono solo le più scenografiche tecniche manipolative dirette, e cioè effettuate tramite un movimento rapido e di piccola ampiezza (chiamato anche “thrust”) su quella determinata articolazione, ma anche numerose ed assolutamente altrattanto efficaci tecniche indirette, o funzionali, o che sfruttano l’energia muscolare dei muscoli ivi coinvolti, per andare ad effettuare la correzione.
E’ il Terapeuta che sceglie, assieme al paziente, la tecnica più adatta. Ma è ancora più importante sapere che la manipolazione articolare non è solamente utile in loco.
Presso il nostro Studio consideriamo sempre il corpo umano nel suo insieme, e allora quando facciamo una manipolazione vertebrale dobbiamo ricordare che agiremo in modo indiretto anche sugli organi interni in collegamento neurologico con quella determinata zona, migliorando la loro innervazione e vascolarizzazione. O che liberando ad esempio le articolazioni del bacino –contenitore-, miglioreremo anche la fisiologia del suo contenuto (intestino, vescica,…), o ancora che liberando una ATM (Articolazione Temporo Mandibolare), potrà cambiare addirittura la nostra postura. Così facendo, con una visione non settoriale ma di più ampio respiro, le manipolazioni e le mobilizzazioni articolari sono solo uno dei tanti strumenti che ha il Terapeuta per andare a riequilibrare il corpo, senza però mai dimenticare che la relazione disfunzionale non è sempre monodirezionale: a volte l’osso influisce sul viscere, ma a volte è anche il viscere a condizionare l’osso.
Solo con la cognizione di ciò cureremo il paziente e non il suo sintomo, che è quello che spesso tanti dimenticano di fare.