Anca rigida
Spesso quando si parla di “anca” in ambito sanitario, i primi pensieri sono: artrosi coxo-femorale, età avanzata ed inevitabilmente – protesi. Per fortuna questa associazione il più delle volte non è corretta.
L’anca è un’articolazione molto grande, resistente ai carichi, ma che ci garantisce una ampia possibilità di movimenti. Essa lavora in concerto con la colonna lombare e con l’articolazione sacro-iliaca: tutte e tre, assieme alla sinfisi pubica, vengono definite “unità funzionale”, e ci permettono di trasferire la forza dalle gambe alla schiena e viceversa.
Questa “unità funzionale” è importante perché ci permette di camminare, sollevare pesi, saltare, fare gli scalini. Un suo cattivo funzionamento, o un problema ad una qualunque delle sue componenti, potrebbe riflettersi negativamente su tali azioni e generare una sintomatologia.
L’anca è la struttura più mobile di questo gruppo, e spesso si fa carico di compensare mancanze da parte delle altre. Ma quando è l’anca ad avere qualche problema, compensare non è così facile.
La rigidità di anca non sempre è legata all’artrosi – intesa come alterazione della forma dell’osso e alla perdita di cartilagine. Inizialmente rigidità muscolari, posture non idonee mantenute per molto tempo, traumi sportivi o cadute, possono essere responsabili di una piccola perdita di elasticità che negli anni può accumularsi fino a diventare un vero e proprio impedimento. Ed è questo impedimento che spesso poi porta all’artrosi.
Questo è importante perché spiega come un’anca rigida e problematica possa risultare negativa ad un esame radiografico: l’osso non c’entra nulla! Evidentemente si è ancora nella fase iniziale del problema.
Ma quali sono i sintomi? Come già accennato, l’anca è una struttura difficile da compensare dato che si muove cosi tanto, perciò non è raro che i sintomi si manifestino su altre strutture: dolori ricorrenti al ginocchio, mal di schiena, tendenza a bloccarsi ogni volta che si solleva un peso, difficoltà ad alzarsi dalla sedia, persino un alluce valgo potrebbero essere manifestazione di un’anca che ha perso la sua mobilità. A questi possiamo aggiungere sintomi più locali come rigidità ai movimenti di rotazione (salire e scendere da un’auto, un motorino o una bicicletta), rigidità ad allacciarsi le scarpe o anche fitte od indolenzimento all’inguine qualora ci fosse uno stato infiammatorio in atto.
Sull’anca inoltre influiscono in modo indiretto anche i visceri, come il colon e il tenue, che con essa hanno un collegamento anatomico tramite alcuni legamenti.
Cosa si può fare? In realtà è un problema che risponde molto bene alla Terapia Manuale se viene trattato in fase precoce. Esercizi di allungamento, rinforzo della muscolatura glutea, mobilizzazione dell’anca e massaggio decontratturante sono strumenti efficaci per riportare l’articolazione ad una fluidità di movimento adeguata. Con l’Osteopatia inoltre si può lavorare efficacemente su tutti i compensi che possono essersi generati, oltre che sulla parte viscerale. In caso di necessità ci si può avvalere anche dell’utilizzo della Terapia Fisica come la Tecarterapia, qualora il paziente dovesse arrivare in uno stato particolarmente doloroso o avesse bisogno di una terapia decontratturante più intensa.